Let it bloom
Terreno fertile per coltivare persone e progetti
Un invito a fiorire
Let it bloom è un percorso agile e autentico per ideare o sviluppare progetti generativi, azioni ispirate e concrete, orientate a connettere dimensioni diverse: cura dell’ambiente e del territorio, sostenibilità sociale e realizzazione personale.
Parte dal presupposto che ogni persona e ogni organizzazione ha in sé le risorse per manifestare il proprio talento, ha la responsabilità di metterlo al servizio del proprio contesto e della comunità per offrire il suo piccolo-grande contributo.
Fioire è più di crescere, porta in sé un’idea di bellezza, coraggio e vitalità. È un invito a piantare il proprio seme con cura, coltivare il terreno con fiducia, lasciar fiorire una prospettiva di senso che possa incrociare bisogni profondi e esigenze quotidiane.
Dall’intuizione all’azione: consapevolezza, co-creazione, cultura progettuale
Il percorso accompagna attori del business privato, pubblico e sociale a contattare il proprio potenziale, focalizzare la direzione e definire le strategie per metterla in atto, a innovare partendo dalle persone.
Utilizza un approccio esperienziale che coinvolge le tre dimensioni fondamentali per la riuscita di un’iniziativa: consapevolezza personale sul talento e le sfide, collaborazione e creatività come motori di innovazione, struttura di progetto per far emergere la visione e dare solidità al piano di lavoro.
Business privato, pubblico e sociale
Professionisti e freelance, piccole imprese, terzo settore, istituzioni.
Team e gruppi di lavoro, reti, partenariati, territori.
(Non facciamo distinzioni tra categorie, nell’era della specializzazione, lavoriamo con le persone e i loro progetti generativi)
Per costruire comunità
- Stimolare coinvolgimento e adesione in fase di avvio, revisione o rilancio di un progetto.
- Rafforzare coordinamento e allineamento per una buona manutenzione della squadra.
Per stimolare innovazione
- Attivazione e sviluppo di nuove idee e strategie, in fase di startup o re-startup
- Ideazione e ottimizzazione di prodotti, servizi, esperienze e eventi
- Sviluppo di azioni di responsabilità sociale e di territorio
Per attivare comunicazione
- Migliorare il dialogo interno e con gli interlocutori esterni.
- Sviluppare piani e strategie, campagne, strumenti.
In fase di attivazione di un progetto aiuta a definire il focus: fare chiarezza e orientare le risorse
Nei momenti di crisi, stasi o cambiamento, è utile a trovare nuovi significati e favorire evoluzioni
Nelle situazioni complesse o frammentate favorisce integrazione tra persone e idee, direzione condivisa
È adatto alla fase di ideazione, attivazione o sviluppo di un progetto
Let it bloom è un modo di fare progetto, ispirato al ciclo vitale della fioritura e alle fasi del processo creativo. In 5 tappe, il metodo accompagna a integrare tre livelli di lavoro: consapevolezza personale, abilità di co-creazione, fasi progettuali.
Il seme della consapevolezza e la sfida della felicità.
Sono le persone a fare i progetti e i risultati. Scegliere di lavorare sulla dimensione umana, oltre che su quella tecnica e professionale, fa una grande differenza mentre sviluppiamo un progetto.
Ogni progetto è un fiore, una sfida potente e leggera insieme, chiama a crescere, a trovare nuove soluzioni, a prendersi cura di sé, del proprio mondo, di quello che ci sta a cuore. Dispiegare le proprie capacità in una prospettiva collettiva non è solo una buona azione, è l’autostrada per esprimere il proprio talento e costruire relazioni di qualità, ovvero ciò che più ci avvicina alla felicità.
A volte non osiamo intraprendere percorsi ambiziosi per paura di fallire, altre volte siamo così entusiasti da perdere il contatto con la realtà. Per questo, maturare consapevolezza di sé e del proprio sistema di riferimento, del potenziale e delle sfide, del ruolo formale e sostanziale che giochiamo, permette di gestire al meglio le proprie risorse interiori, favorisce lo sviluppo di intelligenza emotiva e sociale: elementi che impattano in modo sostanziale sugli esiti progettuali e sul benessere delle persone.
Co-creazione: creatività e collaborazione come fertilizzanti. Fare sistema
Il progetto è una dimensione collettiva per definizione, si lavora con e per gli altri. La collaborazione è il vero motore della progettualità, la solitudine il grande oppositore.
Investire nella costruzione di un clima di fiducia facilita la connessione tra persone, pensieri e idee, permette di concentrarsi sulle opportunità invece che sulla gestione delle tensioni. Mettersi in ascolto dei bisogni, propri e degli altri – clienti, partner, colleghi – accelera la ricerca di soluzioni. Accedere a informazioni, competenze e qualità umane di molti, utilizzare l’intelligenza collettiva, significa gestire meglio la complessità.
Così la collaborazione aumenta la disponibilità ad intraprendere strade incerte, sperimentare, dare spazio alla creatività: un’abilità che riguarda tutti, da sviluppare continuamente, premessa dell’innovazione. Poincaré la definisce come la capacità di unire elementi preesistenti in combinazioni nuove, utili e belle.
A volte capita di sentirci soli, anche con molte persone intorno. Capita di produrre, tutti insieme, risultati che non desideriamo. Allenare la capacità creativa e collaborativa aiuta a superare le difficoltà personali e di metodo su cui spesso queste abilità si infrangono, ad avere una visione organica, creare nuove possibilità, inserire il nostro progetto nel sistema di cui facciamo parte, che non è un’entità astratta, è fatto da noi.
Progetto: un ponte tra il seme e il fiore. Innovazione e sostenibilità.
Spesso pensiamo che fare progetto sia avere l’idea, scrivere un documento, produrre un risultato. E diamo per scontato il fondamentale lavoro che genera e unisce questi punti. Fare progetto è il modo migliore per andare verso il futuro che vogliamo: non risponde a tutte le domande, serve a cercare le risposte, è strumento di apprendimento.
Rallentare: uscire dal vortice della gestione – urgenze, carichi operativi e preoccupazioni – staccarsi da abitudini e schemi di pensiero, prendersi un tempo dedicato per cercare confronto con sé e con l’esterno è il primo passo per lasciare spazio a nuove idee.
Il secondo è strutturare il progetto, non solo prendere qualche appunto, perché le nuove idee sono germogli, non ancora alberi, rischiano di essere riassorbiti da ciò che ci è più familiare, dalle pressioni al cambiamento.
Il risultato è la chiarezza che emerge e da forma alle idee, aiuta a condividerle, a costruire un ponte tra l’idea innovativa e la sua realizzazione sostenibile, in termini di risorse, impatti concreti e benessere delle persone, lavorando in modo incrementale, procedendo per prove ed errori, attraverso esperimenti leggeri.
Facilitazione
Il modello di facilitazione utilizzato mixa un approccio di coaching, pillole formative e consulenza.
Camminiamo al fianco delle persone con cui lavoriamo e con loro ci mettiamo in gioco, in modo autentico.
Senza proporre soluzioni preconfezionate, abbiamo cura di sostenere l’emersione del potenziale umano e delle prospettive progettuali, supportando la presa di direzione da parte di chi ha la responsabilità di attuarla, perché sia più solida e sostenibile.
Esperienza hands on
Si lavora concretamente allo sviluppo del proprio progetto: imparare facendo velocizza i processi di elaborazione, valorizza la conoscenza implicita, stimola nuove capacità.
I canvas visuali e gli esercizi pratici permettono di rimanere focalizzati sugli aspetti da esplorare e gli output da produrre nelle diverse fasi di lavoro, in modo da concentrare le energie sulla creatività e sul valore che è possibile estrarre dal processo.
I report prodotti in ogni fase di lavoro aiutano a evidenziare progressi e criticità.
Integrazione: intuizione e azione
Per lavorare in modo sistemico sulle tre dimensioni del progetto, abbiniamo al processo di coaching un sistema di strumenti di project design, tecnologie sociali, pratiche creative e di mindfulness, per favorire l’emersione di intuizione e pensiero razionale: la prima per accendere la scintilla, la seconda per trasformarla in azione coerente.
Combiniamo semplici pratiche fisiche e espressive (meditazione, respiro, visualizzazione, disegno) a buone domande e momenti di riflessione per allineare dimensioni che spesso teniamo separate: corpo, mente, cuore.
Cercare coerenza tra emozione, pensiero e azione migliora l’accesso alle proprie risorse, le capacità di attenzione e finalizzazione, favorisce il benessere psico-fisico e la qualità delle relazioni, quindi i risultati.
Attraverso un canvas visuale si esplorano e si definiscono le fasi progettuali che coinvolgono le tre dimensioni: consapevolezza, co-creazione, project design.
Il puntocieco della leadership è lo stato interiore. Non conta solo ciò che faccio e come lo faccio, il successo di un’azione dipende anche da una dimensione più profonda, la consapevolezza del nostro stato interiore.
Otto Scharmer, ideatore Teoria U e Senior Lecturer al MIT di Boston
La prima è una tappa di preparazione, dedicata a chiarire il punto di partenza e la prospettiva verso cui ci muoviamo: il seme del progetto.
La fase di ascolto inizia dall’interno, dall’intenzione della persona o del team, per comprendere come incrociarla con il contesto esterno e definire lo scopo del progetto, su cui concentrare le energie e attivare il lavoro di ricerca e analisi su criticità e opportunità di realizzazione.
La creatività non è altro che l’espressione individuale dei vostri bisogni, desideri e della vostra unicità.
Scott Barry Kaufman psicologo e co-fondatore di The Creativity Post
Anche la seconda tappa riguarda un lavoro “sotterraneo”, poco visibile e fondante: è la fase di incubazione, in cui cerchiamo ordine tra gli elementi raccolti per dargli nuovo senso. Gli obiettivi di progetto vengono definiti tenendo conto di motivazioni e valori dei promotori, dei talenti che è possibile mettere in gioco, come degli interlocutori coinvolti (o potenziali) e dei loro bisogni.
La creatività non è altro che l’espressione individuale dei vostri bisogni, desideri e della vostra unicità.
Scott Barry Kaufman psicologo e co-fondatore di The Creativity Post
Anche la seconda tappa riguarda un lavoro “sotterraneo”, poco visibile e fondante: è la fase di incubazione, in cui cerchiamo ordine tra gli elementi raccolti per dargli nuovo senso. Gli obiettivi di progetto vengono definiti tenendo conto delle nostre motivazioni (valori) e dei talenti che possiamo mettere in gioco, come degli interlocutori che abbiamo (o vorremmo) e dei loro bisogni.
Fino a che uno non si compromette, c’è esitazione, possibilità di tornare indietro e sempre inefficacia. Nel momento in cui uno si compromette definitivamente, anche la provvidenza si muove. Tutto quello che puoi fare, o sognare di poter fare, incomincialo. Il coraggio ha in sé genio, potere e magia.
J. W. Goethe
La tappa n. 3 si concentra sull’esplorazione delle possibilità e del valore da esprimere, per chiarire come realizzare il progetto. Si definiscono le strategie che accompagnano dal presente al miglior futuro possibile.
Nella fase dell’insight si cercano soluzioni per andare oltre gli automatismi e innescare nuovi comportamenti, seguire le intuizioni e superare gli ostacoli: la rotta tracciata crea un percorso di fattibilità in termini di risorse umane e sostenibilità materiale.
Il genio è per l’un per cento ispirazione e per il novantanove per cento sudore.
Thomas Edison
La quarta tappa è riservata alla creazione: è il momento in cui diamo concretezza alle intuizioni a cui abbiamo avuto accesso e le trasformiamo in attività pratiche, verifichiamo cosa è fattibile e come potrebbe esserlo. Si definiscono le priorità, ci si prendono impegni reali e si pesano le energie da investire, si scelgono le azioni da compiere. E’ il tempo del fare, del fiorire, con il bello e il cattivo tempo.
Il genio è per l’un per cento ispirazione e per il novantanove per cento sudore.
Thomas Edison
La quarta tappa è riservata alla creazione: è il momento in cui diamo concretezza alle intuizioni a cui abbiamo avuto accesso e le trasformiamo in attività pratiche, verifichiamo cosa è fattibile e come potrebbe esserlo. Si definiscono le priorità, ci si prendono impegni reali e si pesano le energie da investire, si sceglie il primo passo da compiere. E’ il tempo del fare, del fiorire, con il bello e il cattivo tempo.
Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.
Samuel Beckett
L’ultimo passaggio punta all’integrazione del nuovo progetto nel contesto di riferimento e nella quotidianità delle persone che lo guidano: il nuovo ha bisogno di trovare spazio tra gli impegni di gestione ordinaria e di essere sostenuto. L’obiettivo è la definizione di una fase di test o il primo passo da fare, attraverso cui iniziare a sperimentare il progetto, raccogliere feedback e apprendimenti.
Il percorso si sviluppa in tre fasi progressive e autonome una dall’altra, personalizzabili sulle esigenze specifiche di chi lo utilizza.
_Mappatura: una sessione per mettere a fuoco il progetto e il percorso per realizzarlo.
_Sviluppo: 5 incontri per approfondire ogni fase progettuale, dalla visione al test.
_ Accompagnamento: monitoraggio e sostegno della fase iniziale del progetto.
Tre sono i format disponibili per lavorare in modalità individuale, di gruppo, in team.
Blooming circle è uno spazio di incontro e confronto riservato a chi ha partecipato a Let it bloom.