Il sistema contiene il problema e la soluzione.
Può darsi che non basti un singolo fulcro per il cambiamento, bensì tanti fulcri distinti e dispersi.
… ogni nostra azione fa parte del risanamento del sistema e non c’è nessun punto archimedeo dove rischiamo di fallire o dove, tirando più forte la leva, possiamo avere successo.
Paul Hawken, Moltitudine inarrestabile
Questa prospettiva, che vale per ogni sistema (famiglia, gruppo, organizzazione, fino al mondo in cui viviamo), illumina e mette in crisi.
Da una parte, l’idea che il mio possibile errore non sia determinante è un sollievo. Non è sufficiente che io faccia un errore, è necessaria la connivenza o l’indifferenza degli altri perché diventi un fallimento.
Dall’altra parte attiva una responsabilità ancora maggiore: io sono sempre corresponsabile di quello che accade, il mio vedere o non vedere, agire o non agire, non è neutro, contribuisce, in parte, al risultato.
E poi c’è il possibile successo. Anche questo non dipende solo da me: il mio più grande impegno, la mia capacità, la totale dedizione, la forza che avrò nel tirare la leva … sono solo una parte.
Anche il successo è un frutto collettivo, una combinazione inseparabile di forze convergenti e contrarie.
Un’idea potente, che mentre ci invita a dare il nostro meglio e a ringraziare chi ha contribuito, ci spoglia dell’ego, del senso di onnipotenza, dell’illusione di essere indispensabili e insostituibili o di essere vittime, protagonisti non influenti.
Non è facile percepirsi come parte di un sistema, il pilota automatico ci spinge a cercare una colpa o un merito sopra gli altri. Ci chiediamo chi ha sbagliato o chi è il migliore.
Per l’essere umano la complessità dei sistemi è difficile da comprendere. Daniel Goleman, nel suo libro Focus, racconta con chiarezza la cecità sistemica. Biologicamente ci stiamo attrezzando (al momento le nostre reti neurali faticano), nel frattempo ci difendiamo cercando un equilibrio tra la semplificazione della realtà, che ci dà l’illusione di averla compresa, e il sovraccarico di informazioni, che produce decisioni peggiori.
Sistema (dal greco stare insieme) è un’unità intera e unica composta da parti in continua relazione tra loro e tendenti all’equilibrio. Qualsiasi cambiamento di una di queste parti influenza complessivamente il sistema e ogni parte ha una ragione di essere.
Comportamenti, ruoli e funzioni diverse concorrono a generare la proprietà emergente del sistema, una caratteristica superiore alla somma delle singole parti e funzioni.
Questa visione, che arriva dalla teoria dei sistemi, in questi anni (finalmente) fa convergere fisici e mistici, vale per la materia come per la dimensione sociale e spirituale.
E’ una visione che cerco di alimentare ogni giorno, perché integrare le diversità e farne possibilità di evoluzione, sostenere il talento di ognuno come contributo unico è la mia più grande ispirazione.
Goleman offre una ricetta per coltivare un approccio sistemico, quella di allenare i muscoli dell’attenzione.
Consapevolezza, l’attenzione interiore che fa da timone per le nostre scelte.
Empatia, l’attenzione agli altri e alle relazioni che ci permette di tenere conto di punti di vista diversi e alternativi.
Presenza, l’attenzione a ciò che sta realmente accadendo, nella nostra stanza e nel mondo.
Adottare un approccio sistemico è una rivoluzione.
Un modo per iniziare… è cambiare le domande che ci facciamo.
Se invece di chiederci chi ha sbagliato o chi è il migliore, ci chiedessimo …
Come siamo arrivati a commettere un errore o ad avere successo?
Come ho contribuito a creare il problema o a generare la soluzione?
Quale tipo di attenzione era presente e quale è mancata?
Come sempre, la rivoluzione parte da sé, dal proprio sguardo sul mondo, dalle qualità che scegliamo di coltivare e mettere in campo.
Per coltivare una visione olistica, uno sguardo ampio e profondo in cui non c’è separazione tra le parti, è necessario scegliere di allenarla e di allenarla collettivamente, perchè tutti siano coscienti di essere “solo” una parte del sistema e insime di contribuire in modo significativo.
Non è automatico leggere il significato delle relazioni tra le parti o vedere il ruolo che giochiamo nel nostro sistema, soprattutto se lo guidiamo e siamo al centro. Non è facile tenere conto dei margini, che spesso consideriamo irrilevanti e che altrettanto spesso sono luoghi da cui parte la spinta generativa. Non è facile, dai margini, portare il proprio contributo in modo costruttivo.
Per approfondire come allenare questa prospettiva in te o nella tua realtà, puoi fissare un incontro conoscitivo, insieme potremo confrontarci sulle opportunità concrete.
Se l’effetto farfalla funziona per ciò che succede dall’altra parte del mondo … il Covid dovrebbe aver insegnato qualcosa … possiamo immaginare l’impatto tra persone e azioni dello stesso gruppo o organizzazione?
Se non teniamo conto della complessità del sistema, possiamo magari ottenere benefici a breve termine, ma il problema finisce per ripresentarsi, spesso in forme più forti.
In un’ottica evolutiva, il sistema fa emergere il problema perché si possa trovare la soluzione.
Una nuova capacità che si crea o viene resa disponibile, piuttosto che una nuova combinazione delle capacità esistenti, diventa lo strumento per creare benessere, risolvere un conflitto, innovare, fare il prossimo passo…
Uscire dalla logica lineare causa-effetto, focalizzata su compartimenti stagni o stretti coni di visione, ed entrare in una logica circolare, dove tutto è connesso, ci permette di riconoscere possibilità già presenti che aspettano di essere scoperte, alleati e talenti che ci guidano come scie luminose.
Guardiamoci attorno. E dentro.